Marvel IT presenta
# 13 – Caccia al Ragno Rosso (2° parte)
di Carmelo Mobilia
Ospite
d’onore:
San Francisco. In
un luogo sconosciuto. Poco tempo fa.
La
sua vera identità era sconosciuta a tutti. Si
faceva chiamare,
non senza un pizzico di arroganza, il “Signore del Crimine”. Anni fa il il boss
criminale Lucky Lewis usò
questo nome e questo costume, composto da un elegante completo di Valentino, un
cappello e una maschera di cuoio che ne copriva totalmente
il viso, per farsi largo nella malavita di New York. Oggi un altro uomo s’è
impossessato di quell’identità, allo scopo di divenire realmente il più potente
boss della costa ovest, e per farlo non ha paura di farsi tanti nemici. Era
assorto nei sui ambizioni pensieri quando il bussare alla porta del suo ufficio
interruppe le sue riflessioni.
<Avanti.>
<Sono
io capo.>
<L’hai
presa?>
<Si,
ce l’ho qui con me.> il suo interlocutore era anche’esso a viso coperto: indossava una
maschera bianca di plastica che lasciava scoperti solo i corti capelli
biondi e i glaciali occhi azzurri. Era vestito con un costoso
abito bianco e rispondeva al nome di Elite . [1] Posò
sulla sua scrivania una misteriosa valigetta. Il Signore del Crimine la aprì e
con soddisfazione ne contemplò il contenuto.
<E’
quello vero?>
<Puoi
giurarci.>
Si
trattava nel costume e dell’attrezzatura di Hobgoblin, il celebre criminale
newyorkese. La cosa lo rendeva parecchio soddisfatto, ma a causa della maschera
non lo dava a vedere.
<Perkins
e Buckler?> [2]
<Eliminati.
Non sono stati un problema.>
Dal
cassetto della sua scrivania il boss estrasse una busta.
<Ecco
quanto abbiamo pattuito . Contali pure.>
Il
sicario la prese e la infilò nella tasca intera del giubbotto nero.
<Mi
fido ….>
<Ti
farò sapere se necessiterò ancora dei tuoi servizi.>
<Sai
come contattarmi …> rispose Elite, poi varcò la porta e lo lasciò solo.
Il
Signore del Crimine prese il suo cellulare e digitò un numero.
<Sono
io. Ho l’attrezzatura. Avverti il nostro uomo e digli che la merce è arrivata
…>
San Francisco. Casa
di Elizabeth Tyne. Oggi.
Elizabeth
era esausta. Il viaggio da New York a San Francisco l’aveva stremata. Tuttavia
si sentiva felice per le notizie che aveva appreso in quel viaggio. Suo figlio
David aveva dato segni di miglioramento e le sue condizioni si erano
stabilizzate. Si sentiva piena di speranza,confidando che presto o tardi il suo
bambino sarebbe definitivamente guarito e avrebbe potuto condurre una vita
normale. Quando Ben bussò alla porta, lei gli aprì e subito gli si buttò al
collo.
<Ben!
Come sono felice di vederti!>
<Sono
corso subito non appena mi hai chiamato. Allora che t’hanno detto? David sta
meglio?>
<Si.
La sua degenerazione cellulare s’è fermata,
stanno valutando alcune tecniche
sperimentali che pensano possano farla regredire!>
<E’
magnifico! Ora dov’è?>
<Lo
hanno trasferito nei loro laboratori qui a Frisco. Possiamo andarlo a trovare
in qualsiasi momento.>
<Sono
contento. Domani quando stacco dal lavoro andremo a trovarlo.>
<Senz’altro!
Dio, ero così disperata … non ce l’avrei mai fatta senza di te. Grazie per
tutto quello che hai fatto per noi, io …>
<Non
dirlo nemmeno, Jan… Eliza. Dopotutto David è
anche figlio mio no?>
<Si
ma il tuo autocontrollo, la tranquillità che m’hai trasmesso ... senza contare
la detective che contattato e le telefonate che hai fatto a New York … come
avrei fatto senza di te?>
I
suoi occhi verdi brillavano. Ben non sapeva cos’altro aggiungere. Cominciava a
sentirsi in imbarazzo,ma allo stesso momento eccitato. Deglutì un grumo di
saliva e non appena lei le si avvicinò ulteriormente chiuse gli occhi e si
lasciò andare al desiderio. Fu un bel bacio, lungo, come quelli che si vedono
nei film. Il rapimento di David, la sparizione di Helen, l’omicidio di Ellis,
la cerimonia mistica col dio-ragno … tutti questi momenti di disperazione
avevano portato a questo, e adesso era come se non ci fosse nulla che
importasse al di fuori di loro due.
Sempre a San
Francisco, da un’altra parte.
“Non si preoccupi signore, non avrò problemi
a catturare il Ragno Rosso” aveva detto al suo direttore Jasper Sitwell. Ma
quello che l’agente speciale Jack Daniels alias John Walker alias USAgent non
aveva considerato era come rintracciarlo. Non conosceva bene San Francisco, e
le informazioni che aveva su di lui erano poche. Aveva strapazzato qualche
balordo ed era venuto a sapere di una guerra per il territorio in corso tra due potenti organizzazioni criminali, e che il
Rosso c’era finito nel mezzo. Gli era venuta in mente l’idea di sfruttare
questa situazione a suo vantaggio, facendogli avere una finta soffiata su una
delle due bande in questione. Il primo passo per attuare il suo piano
consisteva nel scovare un gruppetto di criminali. Cercare gentaglia implicata
in affari loschi era la parte più facile. Nel vecchio mercato comunale ora
abbandonato spesso alcune bande si incontravano per le loro attività illegali.
Quella sera alcuni membri dei Lobos, una
famigerata gang composta principalmente da ispanici, si erano recati lì per
l’acquisto di alcune armi da fuoco. Rico, il loro capo, stava conducendo la
trattativa con il venditore.
<
E’ automatica, quattrocento colpi nel caricatore. Su chiunque la punti va
finire al creatore. Dammi retta amigos, questa è roba pregiata … sono le stesse
che usano i Crips e I Bloods.>
<E’
“amigo” non “amigos” … senza “s” alla fine.
E ti conviene che sia vero, gringo … o vedrai che non sono tuo
“amigo”.>
<Sta
calmo bello, sta calmo … non ti sto dando una fregatura. Io …>
Un
muro venne buttato giù da un energico USAgent, che fece il suo ingresso in
scena.
<Ok
feccia, fermi tutti e mano in alto. Fate come vi dico e in cambio non vi farò
ingoiare i denti!>
<Cazzo
è Capitan America! Siamo fottuti!> gridò uno della gang.
<No
non sono Capitan America … ma si, siete comunque fottuti!>
Seppur
spaventati dall’irruenza del Vendicatore i Lobos infilarono le mani sotto le
rispettive camicie, impugnarono le loro armi e aprirono il fuoco contro di lui.
I proiettili rimbalzarono contro il suo scudo, lasciandolo illeso e dandogli
l’opportunità di passare all’attacco. Era una mossa che Agent eseguiva a
memoria e con grande facilità. La forza dei suoi colpi e la rapidità con cui li
dava erano troppo per quei giovani delinquenti, e in men che non si dica
sgominò l’intera gang. Appena un riscaldamento, per il Vendicatore, durato
pochi minuti. Agent afferrò uno di loro
e lo trascinò verso un bidone poco distante da lì, ricolmo di acqua sudicia. V’infilò
la testa del malcapitato, facendolo riprendere immediatamente.
<Ora
stammi bene a sentire idiota … ci sono andato leggero con te, e adesso tu farai
una cosa per me.>
<F-Fottiti
yankee. Non te digo nada.> disse,
tossendo copiosamente.
Agent
gli rimise la testa nell’acqua. Questa volta lo lasciò più a lungo. Appena la estrasse da lì l’ispanico inspirò rumorosamente a
bocca aperta.
<Risposta
sbagliata, amigo … prima cosa, non
sono uno yankee , e poi non mi devi dire niente … sono io che dico a te cosa
fare. Compriende?>
<O-Ok,
ok, ma piantala adesso…>
<Apri
le orecchie e fa come ti dico. Voglio che tu dica in giro che Tarantula Nera è
tornato in città, e che ha qualcosa di grosso per le mani … di veramente
grosso. Tra quattro giorni sarà alla Roxxon … sai, quella vecchia fabbrica in
disuso … la conosci, vero?>
<S-Si
…>
<Bene
allora … vedi di spargere la voce, allora. Perché altrimenti, credimi, tornerò
… e la prossima volta non avrò la mano leggera.>
Tra i palazzi di
San Francisco. Qualche giorno dopo.
Da
quando è finita quella faccenda del “dio ragno” [3] aveva deciso di tornare al vecchio costume, ovvero a rindossare
la felpa azzurra smanicata col cappuccio sopra l’attillata tuta rossa. Non
sapeva bene perché … forse per scaramanzia, come
per scacciare la malasorte che negli ultimi mesi lo aveva perseguitato.
Sembrava che quella felpa stesse facendo effetto
… le cose parevano essersi messe per meglio, finchè quello che era accaduto l’altro giorno a casa di Elisabeth non lo
aveva fatto cadere in un turbamento emotivo non indifferente, e penzolare
appeso ad una ragnatela non lo avrebbe aiutato a scappare dal suo senso di
colpa. Era innamorato di Helen, maledizione, e non era da
lui concedersi scappatelle e avventure … non era il
tipo. Non lo era mai stato. Ma Elizabeth … beh
lei era una caso particolare. Si erano tanto amati, e le circostanze della loro
rottura erano state molto particolari. Le era
sempre stato affezionato ed avevano concepito David proprio l’ultima volta che
si erano incontrati, ma l’altra notte è stato era stata
un madornale errore... Ben voleva solo che Helen tornasse a casa e che
le cose con lei riprendessero a funzionare … già le cose tra di loro si erano
complicate dopo la faccenda dello stupro [4]
ma adesso quello stupido colpo di testa (chiamiamolo così) con Elizabeth
rischiava di allontanarli ulteriormente. Non intendeva riprendere
una relazione con lei, e con le sue telefonate e i suoi messaggi era diventata invadente. Aveva iniziato ad
evitarla, preso dall’imbarazzo e dalla vergogna. Come sarebbe uscito da questa
situazione? Il pizzicore dovuto al suo senso di ragno, che lo avvisava di un
pericolo nelle vicinanze, mise fine a quei deprimenti pensieri. Si lanciò
appeso ad una delle sue tele andando incontro al quella che doveva essere una
scena del crimine. Difatti in un parcheggio deserto alcuni malviventi si
stavano accanendo su un ragazzo, pestandolo con violenza. Uno di loro,
particolarmente sadico, prese dal portabagagli dell’auto una tanica di benzina
e cominciò a versarne il contenuto sul povero malcapitato.
<Ultima
occasione per farti sciogliere la lingua, altrimenti finisci abbrustolito.>
<Io
non so un cazzo .... ve lo giuro sulle mie palle, non so niente, niente!>
<Pensi
che stia scherzando, pezzo d’idiota? PARLA O TI DO FUOCO, GIURO SU
DIO!> così dicendo accese uno zippo,
agitandolo minaccioso. Una tela appiccicosa spense la fiamma e con un strattone
glielo tolse di mano.
<Non
è un po’ tardi per farsi una grigliata?>
<FATELO
FUORI!> gridò quello che pareva essere
il capo. Una scena già vista centinaia e centinaia di volte: ad un suo ordine
gli scagnozzi tiravano fuori l’artiglieria, aprivano il fuoco verso il Ragno
Rosso e questo, saltando e rimbalzando, si toglieva dalla linea di tiro e si
lanciava su di loro: colpi alla mandibola, allo sterno, uomini sollevati come
pupazzi e lanciati come palle da
baseball contro altri, tele che otturavano le
armi ... in pochi secondi, il Rosso mise K.O. tutti i gangster. Era ora di
farne parlare qualcuno, e di saperne di più. Avvolse il loro leader in un
bozzolo di tela e lo appese al cornicione di un palazzo. Poi gli diede un
buffetto, svegliandolo.
<C-cos
... ma che ...?>
<Buonasera,
amico. Ti va di parlare un po’?> gli diede una spintarella facendolo
dondolare nel vuoto.
<NO!
FERMO! MI VIENE DA VOMITARE!>
<Se
vuoi che ti tiri su, comincia a vuotare il
sacco. Per chi lavori, e perché volevi arrostire quel tipo?>
<L-Lavoro
per il Signore del Crimine. Ci stavamo lavorando quel tipo per conto suo. E’
uno degli uomini di Tarantula Nera, e in giro si dice che stia tornando in
città ... roba grossa, tra pochi giorni presso la vecchia Roxxon. Ci hanno
incaricato di scoprire di che si tratta ....>
<Tarantula
Nera in città? Impossibile> pensò Ben
< Dopo la faccenda di New York, Fabian LaMuerto aveva lasciato gli Stati
Uniti. Possibile che sia già tornato in città? E se si trattasse di un terzo
Tarantula Nera? Dio, sono peggio dei sequel di “Rocky” ... > Doveva saperne di più. Tra tre giorni, alla Roxxon,
ci sarebbe stato anche lui.
San Francisco. In
una tavola calda, la sera prima.
<Ti
ha lasciato andare?>
<Si
... mi ha gonfiato un po’ ma non m’ha carcerato. Mi ha detto di dire in giro
che quelli di Tarantula Nera si raduneranno a giorni alla Roxxon.> Miguel
era l’unico membro dei Lobos a non esser stato arrestato
dalla retata di USAgent.
<E
perché?>
<Cazzo
ne so. Me lo ha detto e intendo farlo. Non voglio certo che torni a farmi il
culo.>
Eduardo
si lisciava il pizzetto, in segno di riflessione.
<E’
una trappola, ovvio. Quello vuole attirare qualcuno là. Mi chiedo chi e perché
...>
<A
me non me ne importa invece> riprese Miguel <Mi è bastato una volta
averci a che fare e non intendo fare il bis.>
<Si
invece. Pensateci ragazzi: noi sappiamo dove sarà e quando. Possiamo essere noi
a tendergli un agguato. Ho altri contatti a L.A., possiamo procurarci le armi e
fare il servizio a Stelle e Strisce.>
<Oh
non lo so Eduardo ... è un Vendicatore, uno dei più duri. Si è sbarazzato di
noi in pochi secondi, e avevamo i ferri,
gli abbiamo sparato e non l’abbiamo beccato nemmeno una volta.>
<Hai
sentito quello che t’ho detto? Non dovremmo affrontarlo a viso aperto ... non
sono così pazzo. Ma possiamo tendergli un’imboscata, impiombarlo senza che lui
nemmeno si accorga di cosa l’ha colpito. E’
un’occasione più unica che rara, non possiamo lasciarcela scappare. Lo sai cosa
accadrebbe alla nostra reputazione se stendiamo un Vendicatore?> A queste
parole tutti i membri della gang si eccitarono. Tutti tranne Miguel, che nutriva
ancora dei dubbi al riguardo.
New York. Il giorno dopo.
<E’
una bella somma, non c’è da dire. Però capisci Hobie ... ho fatto tanto casino
per ottenere il trasferimento qui a New York ... dio, ma non poteva arrivarti
prima questa promozione?>
La
bella Mindy aveva ragione. E’ incredibile come alle volte anche un colpo di
fortuna può portare problemi. Questo pensiero rimbalzava continuamente nella
testa di Hobie Brown, ma fissarsi su una questione delicata come quella mentre
si sta disputando un allenamento di arti marziali può rivelarsi fatale: Abe
Brown [5] infatti piazzò un calcio
al petto del distratto fratellino, atterrandolo.
<Quante
volte te lo devo ripetere, Hobie? Quando ti batti la concentrazione dev’essere
rivolta totalmente al tuo avversario. L’unica cosa che conta sono i suoi colpi,
e nient’altro!>
<Si,
si ... me l’hai detto migliaia di volte, “maestro
Miyagi”. Scusa hai ragione .... è per via
...>
<...
di quella storia della promozione, lo so. E ti capisco. Trasferirsi in un’altra
città con tutta la famiglia non è una scelta da prendere sottogamba. Molti
trasferimenti dello sport sono saltati perché le famiglie dei giocatori non
volevano affrontare il trasloco.>
<E’
un’offerta troppo grossa per rinunciarvi. E’ tutta la vita che in mio ingegno
non viene valorizzato, e adesso finalmente c’è qualcuno che lo apprezza e che
vuole puntare su di me. E’ il mio sogno americano che si avvera capisci? Ma non
voglio certo rinunciare a mio moglie e ai miei figli.>
<Ripeto,
comprendo perfettamente. Ma rimuginarci in eterno non risolverà certo la cosa .
Fa una cosa, fatti una doccia e torna a casa a discuterne con Mindy. Vedrai,
San Francisco le piacerà: è una delle capitali culturali degli Stati Uniti...
pensa solo dal numero di musei o di teatri che potreste visitare. Farà bene
anche ai vostri figli crescere in un ambiente più tollerante e dalla grande
apertura mentale rispetto a New York. Lo so bene: ci ho abitato per un po’,
ricordi?[6]>
<La
città degli “Hippie” ... dì la verità, è che vuoi la scusa di andare a trovare
il tuo fratellino per poterla rivisitare, non è vero?>
<Unire
l’utile al dilettevole non è mica reato ...> sorrise Abe.
San Francisco. Tre
giorni dopo.
In
passato, la Roxxon era una società leader nel settore energetico. Col tempo la
cattiva fama di alcuni dei suoi dirigenti, scoperti a trattare in lochi affari
con affermati criminali, le avevano fatto perdere buona parte della sua potenza
e del suo potere economico. Il Ragno Rosso era sul tetto del palazzo abbandonato , in attesa che il
suo senso di ragno lo avvisasse di qualche pericolo. Sarà suggestione,ma in
effetti questo palazzo aveva qualcosa di tetro. Il luogo perfetto per un
incontro incriminale, non c’è che dire. Tarantula Nera aveva il senso del
dramma,. Percorrendo la parete a quattro zampe, aderendoci grazie al suo
potere ragnesco, Il Rosso si addentrò nell’edificio .
<Nulla
di strano, per adesso, anche se mi sembra di essere ne l’”Inferno di
cristallo”. Girare in un palazzo abbandonato tutto da solo non certo il modo
più intelligente di trascorrere il venerdì sera, ma se quello che m’hanno detto
è vero, a momenti dovrebbero arrivare LaMuerto e
i suoi scagnozzi... chissà cosa ha in mente ...> ma qualche minuto dopo aver
concepito questo pensiero il suo senso di ragno iniziò a pizzicare ... non
molto, solo lievemente. Non era una grande minaccia, comunque era una presenza insolita. Si girò e quello che vide non era
nemmeno lontanamente vicino a ciò che s’aspettava.
<Incredibile
... io non ho fatto nessun rumore, eppure hai in qualche modo percepitola mia
presenza. Quello che si dice è vero, è impossibile prenderti di sorpresa.> a
parlare era USAgent.
<Tu?
Che ci fai tu qui? Che cosa vuoi?>
<Ragno
Rosso, sei sospettato dell’omicidio del giornalista Ken Ellis. Sei stato visto
sul luogo del delitto. Devi venire con me, ho alcune domande al riguardo da
porti.>
Ben
aveva capito di chi si trattava. Si trattava di quell’agente federale dalle
spalle larghe che era venuto alla centrale a chiedere di lui l’altro giorno. La
presenza dei due in città e l’interesse per il caso Ellis non era certo una
coincidenza. Come aveva fatto a trovarlo? Per un momento pensò se il governo si
rendeva conto dell’ironia del consegnare un costume patriottico ad un uomo che
è un incrocio tra i sovietici Danko e
Ivan Drago, ma in quel momento non
aveva alcune voglia di scherzare o di fare battute.
<Ascolta,
è una cosa un po’ lunga da spiegare ... non sono stato io a uccidere quel
giornalista. E’ stato Tarantula Nera, un criminale locale. A minuti dovrebbe
essere qui, e se mi darai una mano a catturalo forse...>
<Non
c’è nessun Tarantula Nera. Sono io che ho messo quella voce in giro. Era
l’unico modo per scovarti. Se quello che mi dici è vero, sono certo che la verità
verrà fuori e che ne uscirai. Hai diritto ad una assistenza legale, e ti
garantisco che farò in modo affinche tu ne abbia
una.>
<Non
intendo venire con te, USAgent. Farò a modo mio e riuscirò a scagionarmi.>
<Mi
dispiace sentirti parlare così, ragazzo ...> Il senso di ragno cominciò a
pizzicare maggiormente. Agent si scagliò su di lui, cercando di afferrarlo. Il
Ragno Rosso spiccò un salto evitandolo. Lo scontro ormai era inevitabile.
<Non
rendermi tutto più difficile. Non sono qui per farti del male.>
<Davvero?
Non si direbbe ...e quello scudo lo brandisci in segno di amicizia?>
Era
irritante come il suo omologo di New York. E se fossero stati gemelli? Una
volta che lo avesse catturato, pensò Agent, glielo avrebbe chiesto. Non sarebbe
stato facile però. Non un solo colpo era andato a segno, e lui voleva chiuderla
in fretta. Il Rosso era più agile e veloce del previsto. Riuscì ad afferrarlo
per una caviglia, ma questi si liberò mollandogli un destro alla mascella. Poi
compì un salto tale che lo portò fino al soffitto, dove rimase attaccato con
mani e piedi.
<Mi
dispiace USAgent ma non posso permetterti di
catturarmi. So che stai facendo il tuo lavoro ma io sono uno dei buoni. Perché
non vai a dare la caccia ai veri criminali? Sono loro che ne guadagnano quando
ci battiamo tra di noi ...> Il Vendicatore non rispose ma lanciò il suo
scudo in sua direzione, facendolo rimbalzare sul soffitto, sulle pareti e sul
pavimento. Il disco di metallo era veloce e preciso, ma il senso di ragno di
Ben lo avvertiva della traiettoria che avrebbe percorso, per cui sapendo in
anticipo da dove sarebbe arrivato schivarlo non era difficile per lui. Era
l’unico al mondo (a parte i suoi “fratelli” Peter e Abel ovviamente) a poter
fare una cosa del genere. Deviò la sua corsa con un calcio, evitando che
tornasse nelle mani del suo proprietario, ma
Agent gli fu addosso proprio nello stesso istante, colpendolo alla schiena con
un calcio. Il colpo lo frastornò, e scoprì il fianco ad un secondo assalto di
Agent, che affondò un pugno nell’addome, atterrandolo. Una volta a terra, lo
costrinse con la schiena contro il pavimento.
<Sei
un fuggitivo e stai infrangendo una legge. Questo atteggiamento non aiuta la
tua causa. Ora verrai con me e fine della storia. >
Improvvisamente
il senso di ragno cominciò a pizzicare all’impazzata.
<Agent,
aspetta... c’è qualcuno qui ...>
<Zitto.
Ti conviene non irritarmi ulteriormente.>
<Eccoli,
sono a terra. E’ il momento. Facciamoli secchi!!>
Dall’oscurità
emersero sei dei membri della gang dei Lobos che, armati di uzi, aprirono il
fuoco verso i due eroi.
Qualche secondo
prima.
<Avete
visto? E’ il Rosso ... è lui che voleva incastrare!> disse Eduardo parlando
sottovoce.
<Il
Rosso è una spina nel fianco di tutte le bande della città. Se lo freddiamo
nessuno in città oserà mettersi contro di noi.> la gang osservava la lotta
tra i due supereroi. Uno di loro osservò:
<Cazzo
sono due schegge. Faccio fatica a seguirli con lo sguardo.>
<Attendiamo
il momento giusto ...>
Il
momento giusto per Eduardo fu proprio quando USAgent atterrò il Ragno Rosso.
<Eccoli,
sono la terra. E’ il momento. Facciamoli secchi!!> puntarono le loro armi
verso i due uomini mascherati e cominciarono a sparare.
<VIA!>
gridò il Ragno Rosso. Piazzò un piede sul petto di USAgent e lo tolse dalla
traiettoria delle pallottole, evitando che venisse impallinato. I Lobos
continuarono con le loro raffiche. Agent si gettò sul suo scudo e vi si riparò
dietro, il Rosso come al solito si affidava alla sua velocità. Prima che i due
potessero reagire, alcuni proiettili andarono a colpire la centralina
elettrica, facendola saltare e appiccando un incendio. Le fiamme si propagarono
rapidamente. Il fuoco arrivò ad intaccare anche la vecchia caldaia, le cui
bombole di cherosene causarono un’esplosione di enormi proporzioni. In pochi
secondi gran parte dell’edificio era in balia delle fiamme. Agent si rialzò da
terra. Lo scoppio l’aveva investito, stordendolo.
<Ma
che cacchio è successo?>
<Quei
ragazzi sono svenuti. Devi aiutarmi a tirarli fuori di qui.> disse il Ragno
Rosso, correndo in soccorso dei Lobos. Cercò di farne rinvenirne uno, quando
improvvisamente il suo provvidenziale senso di ragno lo avvisò di un pericolo: il soffitto infatti cominciava a
cedere, e dei detriti caddero dall’alto. Ben cercò di coprire col proprio corpo
i ragazzi stesi per terra. Chiuse gli occhi e strinse i denti sotto la
maschera, ma le macerie non lo colpirono: USAgent, infatti, era scattato dietro
di lui e col suo scudo evitò che i blocchi di cemento lo colpissero.
<Muoviamoci!>
Entrambi
avevano una forza sovrumana, e il peso di due uomini per volta non gli creava alcuna difficoltà.
In pochi minuti erano a distanza di sicurezza dall’incendio.
<Questo
qui non respira!> gridò Agent .
<Io
so fare la rianimazione. Tu va dentro a prendere gli altri due!> disse
tirandosi su la maschera da davanti la bocca.
Agent
rientrò nell’edificio in fiamme e recuperò anche i due che erano rimasti
dentro. Tornato fuori vide il Ragno Rosso che praticava il massaggio cardiaco e
la respirazione bocca a bocca al ragazzo.
<Daiii....
avanti, respira ...> massaggiava il petto, in cerca di un battito.
<RESPIRA,
DANNAZIONE!>
E
quasi come se lo avesse sentito, il ragazzo emise un colpo di tosse. USAgent
aveva osservato la scena con attenzione. Quei farabutti gli avevano teso un
agguato, cercando di ammazzarlo, e lui s’era dannato l’anima per salvargli la
vita. Un comportamento decisamente anomalo, per un presunto assassino. Era alquanto improbabile
che uno che s’era dato tanto da fare per salvare a qualcuno che aveva cercato
di assassinarlo avesse ucciso quel giornalista che voleva “solo” rivelare la sua vera identità. No, non
filava. Forse quello che diceva su Tarantula Nera era vero. Si convinse che
lasciarlo andare era la cosa più giusta da fare, anche se andava contro i suoi
ordini.
<Qui
posso pensarci io. Tu va.> gli disse.
Il
Ragno Rosso non disse nulla. Fece solo un segno con la testa e poi spiccò un
balzo verso l’alto, lanciò una sua tela e se ne andò, proprio quando
all’orizzonte cominciarono a sentirsi le sirene della polizia e dei pompieri.
Forest Hill.
Appartamento di Ben Reilly.
Aveva
salvato la pelle, era sfuggito all’arresto di un agente federale e aveva
evitato che qualcuno morisse. Insomma una
giornata degna del retaggio dei Parker. Suo “cugino” Peter non avrebbe
saputo fare di meglio. Si tolse la maschera e sprofondò nel divano, mentre
ascoltava la segreteria telefonica. Uno dei messaggi era di Elizabeth, che lo
invitava domenica ad andare a trovare il piccolo David alla clinica dov’era
ricoverato. Un dovere al quale non poteva sottrarsi.
<E
va bene> pensò <Ho evitato questo confronto per troppo tempo. E’ meglio
affrontare la situazione, prenderla di petto e chiarire questo equivoco. Non
sarà piacevole. E dopo aver fatto questo, continuerò a cercare Helen. Ti
troverò e ti riporterò a casa. Qualunque cosa ti stia affliggendo,
l’affronteremo insieme.>
Fine.
Le Note.
Forse anche voi vi
state chiedendo cosa sta facendo Helen Spacey ... non mi sono dimenticato di
lei, tranquilli. La rivedrete nel prossimo numero. Come avete letto in questo e
nel numero precedente, ben presto le strade di San Francisco vedranno l’entrata
in scena di Prowler, personaggio trattato precedentemente da Fabio Volino qui
in MiT. Nel frattempo, vi segnalo:
1 e 2 = Ho ripreso
una sottotrama del mio predecessore,
Vale AlbaDiggi, in cui un misterioso sicario uccise due uomini per
rubargli l’attrezzatura di Hobgoblin. Non so quali fossero le sue intenzioni
originali, ma io ho deciso di consegnarle al Signore del Crimine, per motivi
che scoprirete continuando a seguire queste serie. Il killer da me scelto per
l’esecuzione è L’Elite, personaggio inventato da Garth Ennis sulle pagine del
Punitore (nella sua run chiamata “Bentornato, Frank” ). Ovviamente, come vuole
la tradizione Marvel IT lo userò in un modo totalmente diverso da come ha fatto
lo scrittore irlandese.
3= Nei numeri 73/76
della serie Uomo Ragno MiT di Mickey.
4 = Lo stupro di Helen è avvenuto
precisamente in “Webspinners Annual #01” (serie MiT)
5 e 6 = Abraham
“Abe” Brown è uno dei componenti dei
“Figli della Tigre” un trio di esperti di arti marziali protagonista
dell’omonima serie pubblicata dalla Marvel nei primi anni 70, ispirata dal film
“I tre dell’Operazione Drago” interpretato dal compianto Bruce Lee. In seguito
si scoprì che era il fratello maggiore di Hobie Brown alias Prowler, di cui è
stato anche il maestro. Come ha detto lui stesso, ha abitato a san Francisco
finché non si è ritrasferito a New York nel quarto episodio del serial dei Figli della Tigre.
Ci vediamo nel
prossimo numero. Excelsior!
Carmelo
Mobilia.